Insegnare significa saper comunicare e l’ambiente di apprendimento fa la differenza.
“Gamificare”, trasformando una lezione in un gioco, può essere una strategia vincente.
Molti pensano che per insegnare sia sufficiente una laurea, la conoscenza oppure aver frequentato un corso di pedagogia. Non è così.
Per insegnare bisogna avere diversi talenti oltre alle competenze, bisogna sembrare un po’ magici o comunque speciali per chi ascolta, bisogna emozionare.
Se alla tua lezione nessuno ti segue o sono annoiati è necessario porsi delle domande.
Trasmetto passione in ciò che faccio? Riesco a suscitare interesse o attenzione in ciò che dico?
Sono un buon comunicatore?
L’assenza di partecipazione non sempre è dipesa dalla platea, non sempre è colpa degli studenti.
Un bambino, un ragazzo, che vuole apprendere, cerca attenzioni, stimoli, effetti speciali che lo incuriosiscano e che vadano al di là del semplice sapere, vogliono inconsapevolmente capire cosa fare della conoscenza e che il loro tempo e i loro sforzi non siano stati buttati via.
Per comunicare devi rompere le righe, devi uscire dagli schemi, devi trovare un varco per aprire la porta della curiosità.
La curiosità è un impulso primitivo di esplorazione che ci fa sentire vivi e partecipi in quello che facciamo, è uno degli istinti umani più importanti, al quale, molto spesso, non diamo molta importanza, è invece un motore straordinario che facilita l’apprendimento oltre allo sviluppo personale dell’individuo.
Una buona didattica deve essere prima una buona comunicazione e perché ciò avvenga è necessario creare un ambiente positivo e reattivo, cercando per esempio un contatto visivo con gli studenti superando timidezze e insicurezze.
Vi è mai capitato di cambiare il posto ad un oggetto nella vostra camera o la posizione di un mobile di casa, e provare un’energia positiva dovuta al cambiamento?
Avete mai provato ad ascoltare lo stesso argomento in tempi diversi o da due prospettive visive diverse e scoprire contenuti nuovi?
Vi è mai successo di sentirvi a disagio e distratti in un ambiente con persone che vi osservano pronti a giudicarvi? O ancora di perdervi nei discorsi di chi sembra parli a se stesso, dimenticando di raccogliere la vostra approvazione?
La comunicazione persuasiva deve trovare un ricevente disponibile ad accogliere il messaggio. Per comunicare ci deve essere attenzione, comprensione e accettazione di chi ascolta. L’ambiente di apprendimento è fondamentale.
Per comunicare efficacemente bisogna prima costruire un’atmosfera attenta in aula, comoda e serena, pur sempre rispettosa, ma anche un po’ sfidante e coinvolgente, capace di raccogliere l’attenzione dei propri studenti, per esempio aprendo una lezione con una battuta, raccontando un aneddoto, una curiosità, oppure facendo ascoltare un po’ di musica, un video di effetto (anche se non pertinente agli argomenti che si tratteranno) per poi riallacciarsi alla lezione con un’attenzione differente, come in uno show.
Tutto può contribuire a creare la giusta atmosfera per un buon apprendimento; la disposizione dei banchi o delle sedie, spostare gli alunni (non avere un posto scontato per troppo tempo), il silenzio che irrompe nel momento giusto, i suoni che emozionano, un’illuminazione fresca o calda, ma che aiuti la concentrazione visiva come una lezione all’aperto in un cortile o in un parco.
Servono cambiamenti continui ed energie nuove per non rischiare che la classe si appiattisca. Tutto questo deve essere però programmato; l’insegnante deve essere un po’ regista e un po’ scenografo senza eccedere e risultare troppo costruito, serve anche la spontaneità che un buon comunicatore deve avere perché ogni giorno non è mai come il precedente, e la classe ha un cuore che non batte mai alla stessa velocità.
Una delle strategie più efficaci che ho potuto sperimentare nell’insegnamento è la “gamificazione”, creando momenti coinvolgenti ed inclusivi, muovendo la lezione su regole e su una sorta di copione che si ripete con varianti, stimolando l’attenzione e la competizione come in un gioco, creando un apprendimento partecipato.
La metodologia didattica, denominata “PUBH”, ha l’obiettivo di coinvolgere gli studenti con lezioni “gamificate” per valutarli non solo nelle competenze acquisite, ma in particolar modo, nell’impegno, che potrà un giorno tradursi per alcuni di loro in ambizione e successo, scongiurando l’abbandono scolastico per mancanza di motivazione o prematura percezione di inadeguatezza.