Il metodo PUBH deve essere inteso come uno strumento di completamento e integrazione alle tradizionali metodologie di insegnamento e verifica.
La verifica scritta rappresenta sempre un importante momento della fase di apprendimento, un check fondamentale per controllare oggettivamente la comprensione degli argomenti e il rendimento dello studente.
La verifica è dunque un mezzo per sceverare la conoscenza e comprendere come colmare eventuali lacune, non un mero marchio di bravura; rappresenta una fase ove è possibile pronunciarsi oggettivamente sulle competenze acquisite, ma anche un punto di ripartenza.
«Un docente che boccia un proprio discente, boccia sé stesso» scriveva Don Milani.
Alcuni colleghi potrebbero non condividere questo pensiero, ma una classe con diverse insufficienze racconta tanto …
La verifica è una fotografia non solo della classe, ma dice molto anche sull’insegnante, sugli obiettivi che è riuscito a raggiungere con i propri studenti, offre informazioni significative da analizzare per costruire nuove strategie di insegnamento più efficaci.
Se si comprende che l’obiettivo principale di un insegnate non è quello di emettere giudizi, ma quello di trasmettere la conoscenza e trasferire il piacere di imparare, allora il ruolo dell’insegnate diventa quello di mentore, di ispiratore di ciascuno dei suoi discenti, consapevoli di essere anche responsabili di future scelte professionali e di vita dello studente.
Quante volte ci è capitato su un banco di scuola di essere affascinati da un insegnate e di sognare di essere così da grandi?
La verifica va programmata per consentire a tutti di prepararsi nei modi e tempi adeguati, evitando di mettere gli studenti sotto stress con più verifiche nello stesso giorno che portano anche ad una confusione di contenuti.
La comunicazione e il confronto continuo tra colleghi docenti deve essere un punto fondamentale della strategia di insegnamento, grazie anche alle piattaforme di collaboraione presenti online che consentono di condividere molte informazioni in real time.
Prima di ogni verifica (scritta o orale), l’insegnante si deve preoccupare di aver dato gli strumenti per studiare con efficacia, definendo in una lezione dedicata i concetti principali da ricordare e quelli di approfondimento per consentire a chiunque di focalizzare correttamente l’obiettivo della verifica. Molto utile può essere fornire agli studenti prima del compito le possibili domande che possono essere poste, sotto forma di schema degli argomenti, oppure effettuare esercitazioni o simulazioni di esame mirati alla risoluzioni di problemi similari per raggiungere un risultato almeno più che sufficiente.
La posizione dell’insegnante durante la verifica cambia, non è più dietro una cattedra come controllore distaccato, ma si cala tra i banchi per supportare gli studenti in difficoltà, aiuta a comprendere il testo che deve essere in linea con le simulazioni (esercitazioni) già fatte, rilassa con la sua presenza collaborativa, incoraggia i ragazzi verso il successo, offre spunti di riflessione e consigli su come procedere verso la soluzione ottimale del compito.
L’oggettività nella valutazione della verifica è comunque fondamentale. Il metodo impone, infatti, molta severità nell’acquisizione dei dati e sfrutta nelle regole del gioco una sorta di logorio psicologico. L’insegnante, in caso colga uno studente a copiare, punisce sia lo studente che copia che colui che lo ha permesso anche se quest’ultimo non si è accorto. Penalizzare anche il compagno, comporta a livello psicologico un particolare senso di colpa di chi ha copiato, che disincentiva successivi episodi in classe. La penalizzazione consiste solitamente nel sospendere la verifica per 10 minuti agli studenti coinvolti.
Ciò che si impara sotto stress emotivo, come in una verifica, rimane maggiormente impresso nella mente e nella memoria.
Le verifiche devono essere bilanciate e scalabili affinché siano alla portata di tutti e tutti siano in grado di raggiungere almeno la sufficienza.
L’obiettivo deve essere raggiungibile.
Nella metodologia PUBH si pone molta attenzione a non evidenziare le diverse capacità cognitive, ma a soddisfare sia le eccellenze, sia chi ha particolari difficoltà (DSA, BES, ecc.) offrendo, ove necessario, strumenti compensativi e dispensativi, pur lavorando su medesimi contenuti.
L’obiettivo minimo deve essere uguale per tutti perché nessuno si possa sentire diverso o incapace. Lo studente deve poter accrescere la propria autostima e motivazione, deve riuscire in ciò che intraprende.
La correzione è un mezzo per ricordare.
La correzione della verifica, per quanto possibile, dovrebbe avvenire in classe al termine della prova. Il docente dovrà pertanto calibrare bene i tempi. Questo non è sempre possibile in tutte le materie, come per un tema di italiano.
La sperimentazione è stata svolta su test a risposta multipla con svolgimento di esercizi sul foglio d’esame, usato come controprova di valutazione nel giudizio finale per assegnare un punteggio pieno o parziale.
La sperimentazione è stata effettuata su un campione di 12 classi di scuola secondaria di primo e secondo grado e ha dato esiti sorprendenti; circa l’80% della classe al termine della correzione ricordava le risposte giuste. La verifica dei contenuti è stata svolta anche oralmente a distanza di settimane con esiti altrettanto positivi.
Come avviene la correzione?
La correzione in classe viene svolta con la collaborazione dei ragazzi stessi, facendo scambiare le verifiche vidimate dal docente sulle modifiche effettuate (evitando correzioni sleali) e partecipando alla valutazione con le regole stabilite dall’insegnate che provvederà ad un successivo controllo prima di inserire il voto sul RE.
Durante la correzione i ragazzi partecipano con grande attenzione, vengono trasportati anche dall’entusiasmo di avere fatto bene o dalla delusione di aver sbagliato. Quest’ultima mortificazione diventava il punto di forza del processo di apprendimento. I ragazzi, infatti, memorizzano bene gli errori rispondendo correttamente anche alle successive verifiche orali. L’esperimento fatto nelle classi campione ha dimostrato che il ricordo dell’errore appena annotato dopo la verifica aumentava il ricordo dello stesso sul lungo periodo, al contrario, la verifica corretta dal docente e consegnata a distanza di tempo non raggiungeva lo stesso obiettivo, i ragazzi, non mostravano interesse a comprendere gli errori ma principalmente desideravano visualizzare il voto.
La verifica, quindi, non è solo un mezzo per giudicare, ma una vera e propria occasione di apprendimento.
La verifica va programmata per consentire allo studente di prepararsi con tempi e modi adeguati.
Fin da piccola sognavo di crescere in una scuola diversa, nuova, stimolante, divertente, capace di coinvolgere i propri studenti dal primo all’ultimo, che appassionasse bravi e meno bravi, attenti e svogliati, super dotati e chi avesse particolari difficoltà, insomma una scuola innovativa, una scuola per tutti.