Il Metodo PUBH va inteso come uno strumento complementare e integrativo alle metodologie tradizionali di insegnamento e valutazione.
La verifica scritta rimane un momento cruciale nel percorso di apprendimento:
– Permette di controllare in modo oggettivo la comprensione degli argomenti, le competenze acquisite;
– Fornisce indicazioni sul rendimento degli studenti;
– Consente di identificare lacune e definire strategie di recupero personalizzate.
La verifica non deve essere vista come un mero giudizio sulla bravura dello studente, ma come un mezzo per saggiare la conoscenza, analizzare le competenze acquisite e pianificare il percorso successivo.
Come sottolineava Don Milani: «Un docente che boccia un proprio discente, boccia sé stesso».
Una classe con diverse insufficienze non racconta solo le difficoltà degli studenti, ma offre informazioni preziose sull’efficacia didattica dell’insegnante e sugli obiettivi raggiunti.
– Fornisce un feedback oggettivo sull’apprendimento;
– Aiuta a costruire nuove strategie didattiche più efficaci e inclusive;
– Supporta l’integrazione della gamification nella didattica e di metodologie innovative;
– Promuove un apprendimento attivo e partecipativo, dove la valutazione diventa uno strumento motivante e non solo giudicante.
Se si comprende che l’obiettivo principale di un insegnante non è emettere giudizi, ma trasmettere conoscenza e piacere di imparare, il suo ruolo diventa quello di mentore e ispiratore. Ogni studente è considerato responsabile del proprio percorso, e l’insegnante contribuisce a guidare future scelte professionali e personali.
Quante volte, da studenti, siamo rimasti affascinati da un insegnante, sognando di diventare come lui? Questo principio guida la filosofia del Metodo PUBH.
Nel Metodo PUBH, la verifica non è soltanto un momento di valutazione delle competenze, ma diventa una vera e propria strategia di apprendimento.
Tradizionalmente, la verifica viene vissuta come un esame freddo, dove il docente controlla e lo studente deve dimostrare ciò che sa.
Nel Metodo PUBH, invece, l’insegnante assume un ruolo più vicino e partecipe:
– si avvicina ai banchi, osserva e incoraggia;
– guida lo studente in difficoltà con piccoli suggerimenti metodologici (non soluzioni, ma “dritte” che stimolano il ragionamento);
– sfrutta la concentrazione e l’adrenalina del momento per inserire elementi di conoscenza che lo studente, in altre circostanze, faticherebbe a cogliere.
Questa strategia si basa su un principio pedagogico chiave: ciò che si impara in momenti di forte coinvolgimento emotivo si fissa più facilmente nella memoria a lungo termine.
Il valore educativo della verifica non si esaurisce con lo svolgimento. Nel Metodo PUBH la correzione diventa essa stessa un gioco e un’occasione di apprendimento.
La correzione avviene subito dopo la prova, per mantenere alta l’attenzione e fissare gli errori.
Gli studenti possono scambiarsi le verifiche vidimate (per evitare eventuali irregolarità) e correggere a vicenda , imparando dagli errori propri e altrui.
Questo momento genera curiosità (“Vediamo come è andata!”), aumenta il coinvolgimento e stimola la riflessione critica.
Memoria a lungo termine: gli errori corretti subito restano impressi e diventano punti di forza futuri.
Apprendimento attivo: lo studente non è spettatore, ma partecipa anche alla fase di correzione.
Clima collaborativo: l’aula si trasforma in un laboratorio di apprendimento condiviso.
Crescita personale: l’errore non viene vissuto come fallimento, ma come occasione di miglioramento.
Molti studenti ricordano meglio le spiegazioni ricevute durante una verifica, proprio perché legate a un momento “forte” emotivamente.
Il Metodo PUBH sfrutta questa dinamica per trasformare la verifica da fonte di ansia a strumento motivante di crescita personale e collettiva.
Le verifiche, scritte o orali, devono essere pianificate per:
– Consentire a tutti gli studenti di prepararsi con tempi e modalità adeguate;
– Evitare stress dovuto a più verifiche nello stesso giorno, che possono creare confusione nei contenuti;
– Fornire strumenti di studio chiari: schemi, simulazioni e possibili domande d’esame;
– Concentrarsi sui concetti principali, rimandando approfondimenti a lavori di gruppo o attività a casa.
La comunicazione e il confronto tra colleghi, anche tramite piattaforme di collaborazione online, sono essenziali per condividere strategie didattiche efficaci in tempo reale.
Nel Metodo PUBH, la verifica è unica per tutta la classe, ma strutturata su tre livelli di difficoltà per garantire pari opportunità e massima inclusione, anche per studenti con BES.
Esempio:
Livello 1 – Teoria: conoscenze di base, accessibili a tutti.
Livello 2 – Applicazione: esercizi pratici per verificare la capacità di usare le formule e/o i concetti appresi.
Livello 3 – Intuito, logica avanzata, pensiero critico: quesiti più complessi, pensati per stimolare le eccellenze, ma non solo.
Questo modello assicura che:
– tutti possano raggiungere almeno la sufficienza,
– chi completa i primi due livelli possa ottenere un buon voto,
– chi arriva fino al terzo livello possa puntare al massimo dei voti.
Nelle verifiche vengono inseriti elementi coerenti con quanto previsto nel PDP (Piano Didattico Personalizzato) degli studenti coinvolti. L’insegnante garantisce così non solo pari opportunità, ma anche un reale percorso inclusivo, offrendo oltremodo strumenti compensativi e misure dispensative previste dal PDP, senza però differenziare formalmente la prova rispetto al resto della classe e sentirsi diversi.
In questo modo la verifica diventa scalabile, inclusiva e motivante, capace di valorizzare sia gli studenti in difficoltà che quelli più brillanti, rimane unica e uguale per tutti, ma adattata in modo intelligente per favorire il successo formativo anche degli studenti con BES o DSA, rafforzando il principio di inclusione.
L’insegnante nel metodo PUBH non è un controllore distante, ma un compagno di “trincea” che si muove tra i banchi, osserva, guida, supporta e allo stesso tempo garantisce che il gioco si svolga secondo regole corrette.
Nel Metodo PUBH, l’insegnante non è più un controllore distaccato dietro la cattedra:
– Si muove tra i banchi per supportare gli studenti in difficoltà;
– Aiuta a comprendere testi e simulazioni già svolte;
– Rilassa e incoraggia gli studenti, offrendo spunti e consigli pratici;
– Mantiene l’attenzione e favorisce la partecipazione attiva.
Nel Metodo PUBH, la verifica viene trasformata in un gioco educativo dove l’insegnante assume una doppia identità:
Durante la verifica il docente garantisce che le regole vengano rispettate.
Penalizza comportamenti scorretti come parlare, copiare o scambiarsi materiali.
La penalità non è punitiva, ma formativa: ad esempio, la verifica può essere sospesa temporaneamente e poi ripresa, con il limite di un minor tempo a disposizione.
Questa dinamica richiama la logica del gioco: ogni infrazione comporta una conseguenza immediata, percepita dallo studente come parte del “game system” e non come mera sanzione.
Parallelamente al ruolo di guardiano, l’insegnante diventa anche un accompagnatore attento e rassicurante:
Supporta lo studente in difficoltà senza fornire soluzioni, ma con spunti e indicazioni che lo aiutino a ragionare.
Dona sicurezza e riduce l’ansia tipica del momento della verifica.
Trasforma il controllo in un’occasione di crescita, in cui l’alunno può esprimere al meglio le proprie potenzialità e la propria concentrazione.
Questa doppia funzione permette di:
Mantenere alta la serietà e correttezza della prova.
Favorire un clima di fiducia e collaborazione.
Sfruttare il momento di massima concentrazione degli studenti come occasione privilegiata per apprendere e interiorizzare concetti.
La verifica non è più solo un atto di giudizio, ma diventa:
Una sfida regolata (Guardian) che stimola responsabilità e correttezza.
Un’occasione di apprendimento (Tutor) che rafforza autostima e motivazione.
La valutazione nel Metodo PUBH è rigorosa ma inclusiva:
– Gli errori o comportamenti scorretti vengono penalizzati secondo regole chiare, generando responsabilità;
– Le penalizzazioni mirano a scoraggiare comportamenti scorretti, come la copiatura;
– La verifica sotto stress emotivo favorisce una memorizzazione più duratura.
Le verifiche devono essere bilanciate e scalabili, in modo che ogni studente possa raggiungere almeno la sufficienza e dia a tutti pari opportunità di riuscita garantendo il massimo dell’inclusionra anche a studenti con BES..
La correzione avviene preferibilmente in classe.
Gli studenti partecipano attivamente, confrontando le risposte;
Gli errori diventano strumenti di apprendimento, migliorando la memorizzazione a lungo termine;
L’esperienza mostra che gli studenti ricordano meglio gli errori se discussi subito dopo la verifica.
Il Metodo PUBH valorizza DSA, BES e altre esigenze specifiche.
L’obiettivo minimo è uguale per tutti, senza far sentire nessuno escluso o incapace;
Vengono forniti strumenti compensativi e dispensativi, pur lavorando sugli stessi contenuti;
La metodologia punta a incrementare autostima, motivazione e impegno.
Gli studenti si sentono guidati e non abbandonati.
La verifica diventa un momento formativo e non solo valutativo.
La presenza attiva del docente riduce ansia e distrazioni, aumentando concentrazione e impegno.
In questo modo la verifica si trasforma in un gioco regolato, dove l’insegnante è allo stesso tempo guardian e tutor: controlla, ma soprattutto accompagna, motivando gli studenti a dare il meglio di sé.
La sperimentazione su 13 classi di scuola secondaria ha mostrato risultati sorprendenti:
Circa l’80% degli studenti comprendeva gli errori e memorizzava le risposte in classe per svolgere test di recupero a distanza di una settimana;
Circa il 70% degli studenti confermavano la memorizzazione degli errori a distanza di pochi mesi;
Il coinvolgimento, la partecipazione e l’attenzione degli studenti aumentavano sensibilmente.
Fin da piccola sognavo di crescere in una scuola diversa, nuova, stimolante, divertente, capace di coinvolgere i propri studenti dal primo all’ultimo, che appassionasse bravi e meno bravi, attenti e svogliati, super dotati e chi avesse particolari difficoltà, insomma una scuola innovativa, una scuola per tutti.